Il Padre David Nazar, Rettore del Pontificio Istituto Orientale è un Gesuita Canadese proveniente da una famiglia di origine ucraina. E’ stato Superiore dei Gesuiti in Ucraina e Provinciale nella provincia inglese del Canada.
Il Pontificio Istituto Orientale è un piccolo Istituto di studi superiori che è stato affidato alla Compagnia di Gesù direttamente dai Papi con un gran numero di progetti in seno da portare avanti, grazie all’aiuto del Signore e al lavoro di tutti, uomini e donne.
Il nostro Istituto ha alle spalle una storia e una tradizione di ricerca molto ricca attorno alle varie discipline delle due Facoltà, vale a dire il Diritto Canonico Orientale, le Scienze Ecclesiastiche e molti altri contesti di analisi scientifica. Tutto questo lavoro di ricerca è sicuramente fondamentale e bisogna continuare in questa direzione, ma penso che sia altrettanto necessario aggiungere a questo lavoro intellettuale una Teologia e un’analisi dell’attuale situazione corrente per cercare di offrire delle risposte attraverso persone di fede. Si tratta di una sfida che ha bisogno di persone che pensano e che siano autentici esperti di storia, politica, economia, geografia e storia delle religioni, perché solo in tal modo si potrà offrire una risposta concreta, trasparente e giusta che rispetti tutte le correnti politiche e le nazionalità coinvolte in un conflitto. Penso che solo la Chiesa possa riuscire in questo perché al Suo interno ci sono politici, studiosi e ricercatori. Qui all’Orientale non siamo un partito politico ma possiamo invitare uomini politici, diplomatici e Capi di Chiesa per una reciproca conoscenza ai fini di una discussione fruttuosa per coltivare la speranza di un futuro di pace per questi popoli che soffrono…
Mai come in questo momento il nostro Istituto deve rispondere, tramite l’insegnamento di Dio, al Suo popolo. In questo senso mi sembra che l’Orientale debba rispondere in maniera più concreta rispetto alle esigenze contemporanee di questi Paesi sofferenti. Un aspetto cui prestare importanza, ad esempio, è il sentimento della riconciliazione. Nel Vangelo di Luca si parla della riconciliazione non soltanto in termini di confessione: leggendo ad esempio la parabola del buon Samaritano, che rappresenta un esempio emblematico ai fini del nostro discorso, oltre all’insegnamento trasmessoci dalla relazione fra le due persone assistiamo ad un meraviglioso esempio di “amicizia fra i popoli”: un uomo che si riconcilia con uno straniero di una comunità nemica e di una confessione (o denominazione) diversa, pur non conoscendolo, ma mostrando semplicemente un cuore aperto a somiglianza del cuore di Dio. Laddove c’è una necessità, una preoccupazione, un desiderio sincero, una profonda sofferenza, Dio risponde: anche la Sua Chiesa deve rispondere! Si tratta dunque di riflettere con attenzione sul vero senso insito nel sentimento della riconciliazione in caso di conflitti o guerre. E’ importante per un’istituzione come la nostra dar spazio ai giovani per consentire loro un libero scambio di opinioni ed esperienze, a prescindere dal proprio background di partenza. Ecco che il Pontificio Istituto Orientale è chiamato a creare ambienti e contesti favorevoli a tutte le discussioni, poiché ogni risposta ha origine in una discussione.
Dobbiamo iniziare a pensare al contesto della globalizzazione con un’accezione positiva e arricchente e a contestualizzarla semplicemente come “un fatto” del mondo moderno che offre opportunità di scambio e reciprocità. I nostri non sono tempi di piani e di progetti ben chiari e definiti, per costruire o per distruggere; sono i tempi per la ricerca, per la sperimentazione e per abbracciare il cambiamento e l’“interculturalità”. Il mondo ha bisogno di testimoni che si impegnino con creatività e che nutrano una speranza lungimirante. Le tre istituzioni romane hanno il potenziale per giocare un ruolo chiave nella Compagnia e nella Chiesa in questo contesto. Gli studenti del Consortium (ossia, Gregoriana, Biblico e Orientale) provengono da 120 Paesi, in grandissima parte i più poveri e instabili. L’Orientale stesso sente particolarmente i conflitti in Medio Oriente e la guerra in Ucraina, in virtù dell’identità di provenienza dei nostri studenti e del contenuto della nostra missione.
La celebrazione di questo anno centenario, dunque, è un momento di riflessione tra la missione originaria dell’Orientale e la sua evoluzione derivata dai contesti attuali sui quali fondarne una più ampia. Sono tante le occasioni di approfondimento con la partecipazione del Corpo Docente, della Comunità Accademica più ampia con l’opportunità di rendere moderne le istituzioni romane come centri tecnologicamente avanzati di educazione integrale. Non per ultimo questo renderà più agevole anche la collaborazione in spirito di Amicizia con le Chiese Patriarcali ed Arcivescovili Maggiori e tutto il Vaticano, per immaginare il futuro dell’Orientale in una collaborazione armonica e più intima con Dio.
Sinceramente,
P. David Nazar, SJ
Per conoscere di più il P.I.O.